La Strega di Castel San Felice
Una storia della Valdinarco raccontata dai nonni ai nipoti
Molti anni fa, a Castel San Felice, viveva una donna dai lunghi capelli rossi, Diana deLa Nocchia.
Diana era una donna come tante: né brutta né bella, né alta né bassa, né ricca né povera, e viveva insieme al marito Biagio, detto Perticone, in una casetta modesta.
Anche a Biagio piaceva la vita semplice: passava le giornate a lavorare il suo orto e la sua piccola vigna, e ogni tanto si concedeva una serata al bar con gli amici per una partita a carte e un bicchiere di vino.
Durante quelle serate, però, accadevano cose strane. Tra una mano di tressette e l’altra, qualcuno iniziava a fare domande ambigue su Diana. Solo poche sere prima, ad esempio, Gigetto, aveva iniziato: «Ma… Tua moglie…».
Senza lasciarlo proseguire, Biagio prese la parola. «Mia moglie è una donna meravigliosa. Non mi fa mancare nulla, è svelta in casa e mi riempie di attenzioni. Sono o non sono l’uomo più fortunato del mondo?»
Gigetto, però, insistette: «Sì sì. Ma non è che di notte va in giro a vagabondare sui prati qui sotto?»
Biagio, al quale quella domanda non era piaciuta proprio per niente, si irrigidì. «Come osi insinuare che mia moglie fa cose strane! Diana sta sempre a prendersi cura della casa, esce solo per fare spesa e non va girando, né di giorno, né tanto meno di notte!»
Nonostante la difesa accorata, Biagio non poteva immaginare che a Castel San Felice si mormorava da tempo che Diana fosse una strega.
Di solito le streghe vivono da sole, in case sporche e diroccate in mezzo al bosco. Non hanno né un marito né figli ed escono solo per unirsi alle altre fattucchiere di notte per compiere malefici e fatture. Diana era diversa: era sposata e si comportava come una moglie perfetta, e Biagio non aveva motivo di sospettare di lei. Eppure, le battutine dei compaesani avevano iniziato a insinuare un dubbio nella sua mente.
Quel pensiero si fece strada lentamente, fino a quando una notte, un martedì, Biagio si svegliò per bere un sorso d’acqua e si accorse che Diana non era accanto a lui. La cercò per tutta la casa, ma di lei non c’era traccia. Le voci sentite al bar si fecero più forti nella sua mente. “E se fosse vero?”, si chiese.
Il giorno seguente Biagio decise di non affrontare subito la moglie e di osservare ancora. Le due notti consecutive non accadde nulla, così Biagio iniziò a convincersi di essersi immaginato tutto. Ma alla terza notte, un venerdì, Diana si alzò dal letto. Biagio la spiò dalla porta socchiusa e quello che vide lo lasciò senza fiato: sua moglie, completamente nuda, si arrampicò sul davanzale della finestra e, dopo aver pronunciato le parole:
«Contro pioggia e contro vento, portami al noce di Benevento!»
spiccò un balzo e volò via nel buio della notte. Rimasto immobile e incredulo per ciò che aveva assistito, Biagio ora non aveva più dubbi: era sposato con una strega!
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Nei giorni seguenti Biagio non disse nulla a Diana, cercando di capire come affrontare la situazione. Alla fine decise di rivolgersi a Jolanda, una vecchietta tutta gobba che, si diceva, guastava il malocchio con l’olio e il sale e sfasciava le fatture, soprattutto quelle fatte con le piume di gallina intrecciate a croce. Era una vera esperta del settore, sicuramente la persona più informata in tutta la Valnerina sulle streghe.
Armato di coraggio, Biagio la andò a trovare portandole una d’olio e una del suo vino migliore in dono.
«Ah, Biagio!» lo accolse la vecchia con un sorriso ironico. «Sei venuto perché hai scoperto che tua moglie è una strega, vero?». Biagio, stupito che Jolanda sapesse già tutto, si limitò ad annuire. «Le voci girano in paese da tempo, figlio mio, e l’unico tonto che non lo sapeva era quello che l’ha sposata. Ma non disperare, la soluzione c’è per tutto», disse la vecchia.
Jolanda spiegò a Biagio che le streghe potevano volare di martedì e di venerdì grazie a un unguento magico, fatto con erbe come la belladonna, il sambuco e l’artemisia. «Se vuoi fermarla», continuò Jolanda, «devi sostituire l’unguento con dello strutto di maiale. Così la prossima volta che cercherà di volare avrà una bella sorpresa».
Tornato a casa, Biagio si accorse che Diana non c’era: il momento era perfetto! Frugò dappertutto, e trovò l’unguento sotto a un mattone allentato. Senza perdere tempo gettò via l’unguento e lo sostituì con lo strutto.
Quella stessa sera Diana, ignara dell’inganno, si alzò dal letto e, come di consueto, si preparò a volare. Pronunciò la formula magica, si lanciò dalla finestra… e cadde rovinosamente a terra.
Biagio corse subito fuori, con una coperta in mano. «Diana, ma che hai combinato? Come mai ti sei buttata dalla finestra?» le chiese fingendo preoccupazione.
Diana, intanto, dolorante e sorpresa, si lamentava: «Povera me, perché non ha funzionato?»
Biagio allora sorrise e svelò l’inganno: «Eh, lo strutto di maiale non ti porta al noce di Benevento!»
Diana, colpita dalla rivelazione, abbassò lo sguardo. «Hai scoperto il mio segreto. E con questo gesto mi hai liberata dal m. Non sarò mai più costretta a volare via di notte».
Da quel giorno, Diana e Biagio vissero insieme in armonia e le notti di volo divennero solo un lontano ricordo. Il loro matrimonio prosperò e la loro casa si riempì presto di figli e nipoti.
Ancora oggi, a Sant’Anatolia di Narco, gli abitanti raccontano questa storia, ricordando agli uomini di stare attenti alle streghe che si nascondono dietro l’apparenza di mogli perfette.